“L’occhio secco è una patologia che ha tante “teste” al pari dell’idra di Lerna. Per fortuna non è così
velenosa e temibile come l’animale mitologico…” : la colorita similitudine del dott. Pagliani
introduce una patologia piuttosto diffusa, dovuta principalmente sia alla disidratazione cronica della
congiuntiva e della cornea che ad un’alterazione del film lacrimale. Il sintomo più diffuso è la
sensazione di puntura, bruciore e difficoltà di apertura delle palpebre, seguita da eccessiva
lacrimazione, al risveglio. Durante la giornata, nei casi più lievi, non si riscontrano grandi disturbi,
mentre alla sera è facile avvertire pesantezza e fastidio alle palpebre. I segni sono tipicamente
rossore e dolore dell’occhio. “La diagnosi è clinica – spiega il dott. Pagliani -, la visita oculistica
può rilevare alterazioni del film lacrimale e della congiuntiva, anche grazie a specifici esami come il
test di Schirmer o il test di rottura del film lacrimale (BUT). A facilitare la diagnosi anche il
LipiScan che permette uno studio digitale ed esaustivo della funzione delle ghiandole di Meibomio,
deputate alla produzione della componente lipidica delle lacrime”. Il disturbo dell’occhio secco può
essere originato dall’abuso di lenti a contatto o essere legato all’età avanzata e alla menopausa,
all’uso eccessivo di smartphone e dispositivi che emettono la cosiddetta luce blu. Può essere
collegato, inoltre, ad altre situazioni cliniche: post chirurgia refrattiva, post chirurgia della cataratta,
malattie autoimmuni (tra tutte la sindrome di Sjögren e l’artrite reumatoide), assunzione di farmaci
per terapie sistemiche. Evitare l’abuso di lenti a contatto o del cellulare può contribuire alla
prevenzione del disturbo. Per individuare un’azione terapeutica, deve essere valutato il quadro
clinico del paziente nell’insieme (vista la comorbidità di altre patologie sistemiche). Il trattamento si
basa sulla somministrazione di lacrime artificiali. Ultimamente hanno trovato applicazione anche i
trattamenti specifici per la riattivazione e stimolazione dell’attività delle ghiandole di Meibomio con
tecniche laser molto mirate.